“Socializzare non vuol dire esporre a degli stimoli, ma dare al cane gli strumenti per stare bene in presenza di individui, ambienti e rumori non famigliari“

Tutto parte dal desiderio di avere un Akita Americano visto per strada o in Esposizione Cinofila, dal desiderio, tempo pochi giorni si decide di prendere un cucciolo. Ora la responsabilità è nelle tue mani ed è importante che ti prendi del tempo per documentarti e informarti sulla RAZZA e su gli Allevamenti che SELEZIONANO, questo perché nel momento di prendere il tuo cucciolotto lo vorrai bello morfologicamente, sano e di buon carattere e questo solo Allevatori che Selezionano possono avvicinarsi a tale richiesta.

Visita almeno 3 Allevamenti dopo esserti documentato su di essi e altro errore è ostinarsi sul colore perdendo di vista il tipo di temperamento del cucciolo se più adatto al tuo stile di vita (se alle prime esperienze con questa razza sicuramente meglio una femmina e evitare i cuccioli con carattere troppo forti o troppo timidi) ma qui l’Allevatore saprà consigliarti al meglio conoscendo perfettamente i propri cuccioli e valutando le Tue aspettative di un Akam.

Da qui si deduce che scegliere un Bravo Allevatore / Selezionatore diventa il valore aggiunto all'equilibrio.

Nursery school: il mio personale interesse nell’osservare le interazioni dei cuccioli con l’ambiente unitamente all’esigenza di allevarli in una condizione stimolante in cui fare esperienze finalizzate all’acquisizione di competenze, dalle quali trarre vantaggi per approcciare adeguatamente il mondo esterno.

Valore Aggiunto all’equilibrio del vostro Akam.

Perché?

Perché il cane, come gli altri mammiferi, presenta alla nascita solo degli abbozzi comportamentali, che vanno completati e rifiniti per poter essere adeguati e riconoscibili da parte degli altri soggetti della stessa specie. Il cucciolo non sa ancora comunicare in modo corretto, non ha le competenze di approccio e interazione non conosce le regole sociali di base, non ha autocontrolli, imprime eccessiva forza nelle sue azioni, non ha organizzato in modo coreografico i moduli comportamentali.

I primi due anni di vita rappresentano così una sorta di periodo giovanile.

Trovo molto interessante e a mio avviso indispensabile che il cucciolo rimanga con la madre almeno 70gg. Anziché i 60gg. Previsti dalla legge.

“Nella selezione vanno considerate tante cose, come ad esempio solo fattrici che abbiano linea mammaria completa e riproduttiva, deve esprimere pregi interessanti in selezione, deve avere una buona groppa e ottima attitudine alla maternità e alla prole“ E. Grassi

Tornando ai 70gg. di vita con la madre se non vogliamo che incorra in quei problemi che gli Etologi chiamano da “deprivazione”, ovvero da sottrazione prima del tempo evolutivo occorrente per completare l’apprendistato che completa il comportamentale canino. La madre, infatti, ha un ruolo insostituibile per porre le basi del cane. La permanenza per almeno 70gg. con la madre è la miglior garanzia per avere un cane equilibrato, misurato e capace di relazione sociale. In questi 70gg. il cucciolo ha bisogno di una presenza riconoscibile e dedicata e solo la mamma sa assolvere queste esigenze, attraverso il suo intervento coerente e puntuale, capace di incentivare certi atteggiamenti, correggerne altri e deprimerne altri ancora. Attraverso le sue emozioni la mamma da al cucciolo un significato per i diversi eventi che capitano: per esempio se la comparsa dell’uomo provoca in lei gioia e festosità questo sarà il valore che il cucciolo assegnerà alla presenza umana. Esiste anche un interazione chimica con la madre, grazie a un dialogo complesso di molecole feromonali. Non va dimenticato poi il processo di attaccamento, un evento tutto speciale che trasforma la madre in una base sicura capace non solo di dare accoglienza e protezione, ma soprattutto di sostenere l’esplorazione del cucciolo.

L’uomo non può sostituirsi a quest’azione educativa primaria perché:

  • manca di corrispondenza
  • di forma, di odore, di dialogo
  • che è alla base della riconoscibilità e della mimesi e non può attivare l’immedesimazione, non è in grado di dedicarsi completamente al cucciolo, non sa dare continuità al suo intervento.

Riconosciamo due tipi d’imitazione:

  • l’allominesi, in cui il cucciolo osserva la madre compiere particolari attività, senza necessariamente sapere a cosa servono, e le ripropone in modo più o meno preciso
  • la vicarianza, in cui il cucciolo, che ha particolare bisogno, osserva come la madre risolve il problema e ne riproduce il comportamento solutivo

La mamma insegna al cucciolo che prima di entrare in interazione occorre comunicare, vale a dire esprimere le proprie intenzioni e attendere la risposta dell’altro.

Il cucciolo impara dalla madre le regole sociali, vale a dire:

  • rassegnarsi
  • rispettare i ruoli
  • avere la capacità di autocontrollo
  • concentrarsi

Posso a questo punto affermare che rimanere in cucciolata con la madre 70gg. di vita rappresenti un diritto naturale del cucciolo e la prima garanzia per promuovere una sua corretta educazione sociale e relazionale.

Detto questo, ora il cucciolo è stato scelto e arriva a casa. Uno dei primi errori è volerlo “socializzare” e il pensiero è di portarlo al “parco dei cani” oppure al mercato o al centro commerciale. Un cane socializzato non è un cane che si comporta bene. È un cane che sta bene! Un cane può stare bene e non avere comunque voglia di incontrare cani sconosciuti, persone sconosciute o ambienti troppo rumorosi o caotici. Un cane con le adeguate competenze non solo sa scegliere diverse strategie di relazione, ma sa anche evitare un altro cane. Competenze può significare scegliere di non incontrare un altro cane. Il risultato della socializzazione non è cambiare il comportamento o la personalità di un cane, ma imparare a conoscerlo prima come Specie Animale, poi come Razza e soprattutto come Individuo. A capire quando sta bene, con chi sta bene, cosa lo fa stare bene e cosa lo mette in difficoltà.

La vostra posizione di Leader deve evitare di far sbagliare il vostro Akam, ma imparare a prevedere l’esito di un incontro, e a evitare incontri dannosi per la sua salute emotiva.

In città molti incontri avvengono con i cani al guinzaglio. Il guinzaglio, per quanto lungo costringe il cane ad andare nella direzione scelta dal proprietario, riduce tempi e spazi dell’interazione, inoltre usare il guinzaglio per bloccare il cane, o peggio per tirarlo indietro causa forti stati di stress e uccide la fiducia nel proprietario. Molti cani si lanciano verso altri cani solo perché anticipano la scelta del proprietario di “socializzarli” con altri cani. Questo succede perché fin da cuccioli si è scelto per questo tipo di approccio. Gli incontri forzati, troppo brevi e intensi, causano stati d’ansia nei cani e possono portare a reazioni di allarme, paura e minaccia. La comunicazione aggressiva è parte del normale repertorio comportamentale del nostro Akita Americano. Comunicare è però diverso da voler fare del male. Riuscire a capire la differenza, e prevenire i rischi, richiede esperienza e competenza specifica.

Un incontro in meno è meglio di un incontro che causa danni fisici e emotivi.

Per un cane di famiglia l’elemento più importante per essere felici è una corretta relazione con il proprietario, e con eventuali altri cani di casa. La famiglia, è il centro del tutto. L’incontro con altri cani estranei può essere divertente e utile, ma può anche essere una fonte di stress. Sta a noi capire se il nostro cane ha davvero bisogno di incontrare cani sconosciuti, se ne è in grado, se gli piace e se gli fa bene. Non è qualcosa che dobbiamo fare ad ogni costo per essere dei buoni proprietari. Esistono altre cose che possono fare felice il nostro amico.

Un cane spaventato dagli altri cani può crollare emotivamente e attaccare qualunque cane. In sostanza non è in grado di comunicare, di interagire. Reagisce e basta. Prima di incontrare altri cani in modo sicuro, andrà fatto tutto un lavoro diverso per far capire che i cani non sono un pericolo. È estremamente importante capire che educare un cane non significa sottometterlo, piegandolo ai nostri voleri con la forza e facendolo ubbidire per timore delle conseguenze. Educare un cane vuol dire stabilire con lui un pieno rapporto di collaborazione basato sul reciproco rispetto e sull’impiego di sistemi eticamente corretti e fondati su solide conoscenze.

Per i più un cucciolo è solo un tenerissimo orsetto peloso e morbido. Io oltre a questo ci vedo 24 mesi di “duro lavoro“. Cercate di capire cosa lo fa stare bene, i suoi punti di forza e le sue debolezze, valutate il vostro cucciolo come individuo con caratteristica di razza similari ma mai uguali ad altri Akita Americani.

Inoltre è vero che l’Akam ha bisogno di essere guidato fin da cucciolo, ma Attenzione!, è pur sempre un cucciolo e dobbiamo fargli vivere questo momento senza richieste eccessive. Dobbiamo raggiungere un compromesso tra libertà concessa e la possibilità di gestirlo nella nostra società. Evitiamo di chiedere ad un cucciolo di 3/4 mesi il seduto, la zampa etc... ma lavoriamo sul richiamo e sulla centripetazione ossia creare un feling naturale senza forzature.

Da considerare IL TEMPO. Non possiamo trasformare un cucciolo in un cane educato in un giorno, in una settimana o in un mese con un Akita consideriamo circa 24 mesi di lavoro inserendo piccoli tasselli per volta per raggiungere un buon equilibrio nella convivenza. In mezzo c’è pure il delirio dell’adolescenza che può far vacillare qualunque proprietario consapevole. Ma prima o poi finisce. Un cucciolo ha dei bisogni molto semplici ma fondamentali: il senso di sicurezza, la famiglia, dormire, mangiare, bere, sporcare, sfogare le energie fisiche e mentali. Si deve cercare di soddisfare i suoi bisogni e il senso di sicurezza riguarda la capacità del cucciolo di sentirsi al sicuro e di stare bene.

Dog Trainer - Guido Pichi